L'immagine appartiene al Fondo Mostra Fiera. Riproduzione da "L'illustrazione della Marca Trev.", 1926 "A poca distanza dal ponte della Gobba, in viale IV° Novembre, sorge verso la fine dello scorso secolo il primo importante opificio industriale di Fiera, la Tartarica. La ditta ,partendo dalle lavorazioni dei residui in genere delle vinificazioni, ottiene il ottiene il cremortartaro, materiale utilizzato nella preparazione di acque gasate, di liquori, utile come mordente in conceria e in tintoria. Nel 1927 gli stabilimenti vengono acquistati dalla Montecatini che continua l’originale lavorazione. Nel 1945 il complesso viene venduto al Commendator Sigfrido Buosi il quale avvia una manifattura di impermeabili (Duples). Nel 1975 la “Tartarica” viene acquistata da Mario Rossi: che attualmente occupa l'edificio con una ditta di vendita e magazzino di vini e liquori. Lo stabile conserva le sue originali caratteristiche. E' stato modificato circa dieci anni fa solo l'edificio più piccolo che si trova davanti allo stabilimento, eliminando la caratteristica copertura per sostituirla con una tecnicamente più moderna. Nell'edificio modificato ha attualmente sede un supermercato. Lo stabilimento, grazie ai continui interventi del signor Rossi, si trova in ottimo stato. Nonostante ciò all'interno le vaste sale sono state rimpicciolite per poter ricavare spazi ad uso abitativo e direzionale.""Il grandioso mulino a cilindri si trova alla confluenza dello Storga con il Sile, a Porto di Fiera. Dalle carte conservate presso l'Archivio di Stato di Venezia risulta che già nel XV° secolo esiste un mulino all’incrocio tra Sile e Storga. In una successiva mappa del catasto napoleonico, datata 1759, si notano ai lati dello Storga due mulini, uno a tre ruote e uno a due, appartenuti rispettivamente a Bernardin e F.lli Renier e all’ospedale della Pietà di Venezia. Luigi Mandelli nel 1876 costruisce un nuovo mulino “a sistema ungherese” sopra gli ex opifici, costituito da un vasto fabbricato in cui si effettua la macinazione del frumento per la produzione delle farine da pane e da crusca. II mulino dispone di forza motrice rappresentata da due motori idraulici che utilizzano le acque dello Storga, da due motori elettrici Brown-Boveri e da una motrice a vapore di riserva. Il complesso molitorio è situato in una posizione strategica. La vicinanza al fiume Sile consente il trasporto del grano per via d’acqua fino a Venezia e il carico-scarico della merce avviene direttamente dai barconi al silos. Parte della merce viene trasportata anche con carri e muli, data la vicinanza della strada Callalta. All'inizio del nostro secolo l'edificio e i magazzini del grano subiscono delle trasformazioni in conseguenza della rinnovazione del macchinario e del processo di lavorazione. Il complesso non è più costituito da un unico edificio, ma da più parti principali, aggregatesi attorno al nucleo originario in periodi diversi. Ad ovest del complesso, sorgono la villa padronale e alcune case operaie a due piani, in buone condizioni e tuttora utilizzate. Cessata l'attività molitoria l’edificio è stato impegnato prima come deposito di grano e, successivamente come essiccatoio di bozzoli. Attualmente i mulini sono di proprietà di un istituto bancario e vengono parzialmente impiegati come magazzini generali e doganali. Questult’ultima attività ha richiesto interventi che hanno inciso sull’originaria struttura del complesso. Anche la villa padronale è stata alterata per consentire il passaggio dei container. L'edificio, parzialmente abbandonato, è però ancora in discrete condizioni." da: "L'uso della fotografia applicata alla rappresentazione dei monumenti storico industriali della provincia di Treviso" Tesi di diploma di Nadia Pavan, A.A. 1996-97.
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