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Denominazione File :
ARCHEO 731
Titolo attribuito :
Spresiano, Ditta Bortolo Lazzaris, macchinari dello stabilimento
Luogo della ripresa :
Indicazioni sul soggetto :
Spresiano, Ditta Bortolo Lazzaris, macchinari dello stabilimento.
Definizione oggetto+spec :
Voci generiche :
N.Imm. Fondo :
731
N. Inv. Fondo :
0
Collocaz. Fondo-Scat. :
0
N.Imm. Archivio FAST :
12308
Fondo :
Archeologia Industriale
Note/Bibliografia :
L'immagine appartiene alla Collezione G. Simionato.
“Sorgeva cent'anni fa a Spresiano l'industria Lazzaris. La piena del Piave dell'agosto 1882 che aveva distrutto gli impianti della segheria di Perarolo depositando gran parte del legname nelle "Grave", la presenza della Stazione Ferroviaria, l'orgoglio e l'imprenditorialità di un ceppo montanaro laborioso e tenace e poi la disponibilità e dedizione di un intero paese riusciranno a realizzare in poco più di trent'anni (una generazione) un complesso produttivo di oltre ottocento persone, con impianti fissi e macchinari d'avanguardia, con scalo ferroviario, con centrali idroelettriche proprie, con la capacità di fronteggiare qualsiasi richiesta nel settore (capacità messa alla prova da pubbliche calamità e poi dall'impegno bellico) in assoluta preminenza su tutto il mercato nazionale. Solo Schio e Valdagno in altri settori possono vantare nel Veneto uno sviluppo industriale analogo; dalla prima segheria a vapore, via via potenziata anche per l'impiego dell'idroelettricità, agli imballaggi di ogni tipo; dalla falegnameria (serramenti, avvolgibili compresi, arredamenti completi e singoli, baracche e costruzioni in genere) ai giocattoli, che coinvolgevano per la finitura anche il lavoro a domicilio ed i ragazzi più grandi nel reparto distaccato del Patronato (dove avevano modo di apprendere esercitandosi in tale lavoro meno impegnativo); dai parchetti alla costituzione di squadre esterne per il montaggio e le pose: tutto quanto fosse allora industrializzato nel settore del legno veniva coperto dalla potenzialità dell'azienda. I parchetti della Lazzaris sono degli autentici capolavori nel loro genere: la qualità del legno, il suo disegno e l'adattamento all'ambiente in cui deve inserirsi sono oggetto di precisi studi fatti dai progettisti della Lazzaris. I pavimenti di importanti palazzi governativi, di alberghi di lusso, di ville (italiani, europei, americani) dell'epoca sono opera dei lavoratori della Lazzaris che provvedono oltre che alla produzione dei singoli parchetti anche alla loro messa in opera con squadre speciali di posatori. Più ancora: si vorrà inventare tutta una serie di iniziative sociali fino a costruire un intero paese a misura di una popolazione che nel frattempo veniva quasi a raddoppiarsi: le Case Popolari (le prime in Italia) assieme al Municipio e alle abitazioni del medico e del segretario comunale, l'elettrificazione estesa anche alle abitazioni con netto anticipo, il Patronato Operai Lazzaris gestito dai Giuseppini scuola professionale ambiente educativo e ricreativo per i ragazzi, lo spaccio, la Casa di Tutti, con locali propri e proprie attrezzature, stoviglie marcate, gettoni di acquisto. La perla di tutte queste iniziative è la Società di Mutuo Soccorso per il Personale e Operai Lazzaris, poi estesa anche agli esterni, sorta nel 1902, che permetterà la costruzione di vari locali e la gestione delle attività compreso il Patronato attraverso una cassa comune, oltre alla realizzazione di previdenze infortuni e di un sussidio dopo il terzo giorno di malattia, anticipando di decenni l'assicurazione nazionale obbligatoria contro gli infortuni. Tale cassa era costituita dai fondi messi a disposizione da tutte le maestranze che prestando 8 ore e 20 minuti lavorativi al giorno anziché 8 ore lasciavano in deposito alla Cassa l'equivalente in denaro dei 20 minuti lavorativi. E poi la squadra dei pompieri perfettamente attrezzata, la banda e tutta una serie di forme associative: immagini, organizzazioni, iniziative finalizzate al progresso civile, all’ “essere” di più, un di più umano, cosmopolita e sociale, il valore forse più alto e significativo espresso da quella borghesia.

Saranno quegli stessi valori capaci di superare le enormi difficoltà della seconda generazione Lazzaris: la guerra del 15-18 e la distruzione del paese, la faticosa ricostruzione, i tempi mutati, la crisi del '30, gli aspetti riduttivi del provincialismo fascista. Continueranno infatti dopo la guerra le opere sociali ed il patronato pur senza i Padri Giuseppini, continueranno le varie attività associative, tutta una storia sulla quale dovrà essere sviluppato, con il contributo di tutti, un approfondimento doveroso e di grande interesse. Nel 1921 poco dopo il rientro da Livorno, dove aveva continuato con attività ridotta in seguito allo sfollamento bellico, la Ditta si divide in due tronconi. Il Cav. Luigi Masi, uno dei protagonisti delle iniziative sociali d'anteguerra, assume in proprio il reparto falegnameria per dare vita ad un'altra iniziativa fondamentale nella storia del legno a Spresiano (settore mobili) garantendo una occupazione che si manterrà sui 150 addetti. La Lazzaris continua con la segheria, gli imballaggi ed i parchetti mantenendo un organico di 250-300 unità, salvo punte maggiori saltuarie, fino al secondo dopoguerra. Poi l'utilizzo del cartone per l'imballo e l'aumento dei costi del legname nonché l'automazione per la produzione dei parchetti incidono sulla produzione della Lazzaris con conseguente declino produttivo. Si tenta l'avvio di un reparto cofani funebri e viene iniziata la lavorazione delle cornici. Dal 1951 anno di cessazione del nome Bortolo Lazzaris S.p.A. continuerà sotto varie proprietà e con netta riduzione del personale, la sola lavorazione dei parchetti e delle cornici, settore quest'ultimo particolarmente potenziato con miglioramenti qualitativi del prodotto ed espansione dei mercati esteri specialmente americani.” Cfr. “ L’industria del legno Bortolo Lazzaris di Spresiano dalle origini alla fine della prima guerra mondiale”, Tesi di Laurea di D. Pavan, Università di Padova, A.A. 1988.
Scheda selezionata per il progetto Cultura Italia (Fondazione Querini Stampalia).

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