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Denominazione File :
BOR 1138
Titolo attribuito :
L'attrice Ingrid Thulin con il marito e sullo sfondo Piazza S. Marco
Titolo proprio :
Ingrid Thulin con il marito
sullo sfondo S. Marco.
Luogo della ripresa :
Data della ripresa :
Autore fotografia :
Indicazioni sul soggetto :
Ingrid Thulin con il marito a Venezia in occasione della Mostra del Cinema.
Nata il 27 gennaio 1926 a Sollefteaa, una cittadina ai confini della Lapponia, discende da antenati belgi che alla fine del XVIII secolo si trasferirono in Svezia. A sedici anni lascia le foreste del Nord per frequentare le scuole a Stoccolma. Interrotti gli studi, comincia subito a lavorare e contemporaneamente studia danza e dizione. Dal 1948 al 1951 frequenta la Scuola Reale di Arte Drammatica e poi viene scritturata dal Teatro di Stoccolma. Il debutto sulle scene avviene proprio mentre sta muovendo i primi passi nel cinema. E' già un'affermata attrice di teatro quando incontra Ingmar Bergman che le offre di recitare in uno dei suoi capolavori “Il posto delle fragole”. Con “Alle soglie della vita” si aggiudica il premio come miglior attrice al Festival di Cannes, imponendosi presto come l'interprete femminile più emblematica del grande regista svedese. Con lui affronterà fino in fondo turbamenti dell'anima e pulsioni sessuali, silenzi e solitudini in bianco e nero, magicamente immortalati dalla fotografia di Sven Nykvist. Malesseri trattenuti a stento sotto la maschera dell'impassibilità, anche quando diventano “Sussurri e grida”. Negli anni '60 diventa il simbolo della donna scandinava, bella, intelligente e sessualmente emancipata, l'interprete intensa e raffinata che può dimostrare il suo talento perfino all'interno di un film che fa scandalo (“Mai Zetterling”). Valica presto i confini nazionali e lavora con registi come Vincente Minnelli (“I quattro cavalieri dell'Apocalisse”) o Alain Resnais (“La guerra è finita”). In seguito si stabilisce in Italia. Dal rigore assoluto di Ingmar Bergman passa alle atmosfere barocche e decadenti di Luchino Visconti o a quelle kitsch e sadomaso di Tinto Brass (“Salon Kitty”). In seguito veste gli abiti di una lavandaia emiliana che durante l'occupazione tedesca si unisce ai partigiani (“L'Agnese va a morire”), mentre sta per dirigere un film insieme a Erland Josephson e Sven Nykvist (“Noi due una coppia”), presto seguito da Brusten Himmel (“Cielo spezzato”), scritto e diretto da sola, un ritratto autobiografico ambientato durante gli anni della seconda guerra mondiale. Successivamente dirada l'attività cinematografica e lavora soprattutto per la televisione. Dopo essere stata la Marta infelice per Ingmar Bergman, Ester alcolizzata ne “Il silenzio”, Marianne, Cecilia, Manda, Karin o la Thea, sessualmente insoddisfatta de “Il rito”. Nell'aprile del 2000, con un'altra grande interprete bergmaniana, Bibi Andersson, rende omaggio a Sven Nykvist nell'ambito di una rassegna a lui dedicata, mentre si avvia ad ultimare insieme ad Enzo Consoli la sceneggiatura di un film, "Igloo", di cui firmerà lei stessa la regia.
Iscrizioni :
Definizione oggetto+spec :
Formato :
Materia e tecnica :
Stato conservazione+spec :
Voci generiche :
N.Imm. Fondo :
1138
N. Inv. Fondo :
1138
Collocaz. Fondo-Scat. :
5
N.Imm. Archivio FAST :
10536
Fondo :
Borlui
data acquisiz. Fondo :
27/12/2005
Note/Bibliografia :
Scheda selezionata per il progetto Cultura Italia (Fondazione Querini Stampalia).

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